Tangerine

Sean Baker decide di girare il suo quinto film, Tangerine, con tre smartphone e la sua scelta viene premiata sia dal punto di vista del risultato che dell’attenzione che la sua “impresa” cattura. Il film si inserisce nel filone del cinema indipendente americano sia per temi che per scelte registiche, tuttavia il fatto che sia girato in questo modo, e che sia difficile capirlo vedendo il film, segna comunque una tappa importante per lo sviluppo dello “smartphone cinema”. In questo caso infatti, sfruttando anche la qualità crescente delle camere in dotazione agli smartphone più recenti, l’utilizzo dello strumento non è legato all’esigenza di riprendere in modo costante o nascosto, come abbiamo visto negli altri film del genere, ma viene praticamente sostituito a quello di una camera tradizionale. Per superare il pregiudizio verso i “video fatti col telefonino” non ci potrebbe essere miglior medicina di un film come questo.


Tangerine (2015, 88′)

 

trailer

Sin-Dee e Alexandra sono due prostitute transgender a Los Angeles: l’una è appena uscita dal carcere e deve trovare il suo fidanzato-protettore, che pare le sia stato infedele, l’altra si esibisce come cantante in un locale e spera di avere un pubblico numeroso; nel frattempo un tassista di origine armena si trova a dover fronteggiare una crisi di famiglia. Tutti i personaggi sono destinati a una resa dei conti comune. Un film tutto girato con lo smartphone, vero e proprio cult della recente produzione cinematografica americana underground.

L’autore

 

Sean Baker

Filmmaker del ’71 formatosi alla Film School della New York University, è anche sceneggiatore, fotografo e produttore. Fra i suoi film, oltre a Tangerine, spiccano Starlet (2012) e il recente The Florida Project, presentato a Cannes nel 2017. Baker è anche uno degli ideatori della sitcom Greg the Bunny. 

8c

 

Proiezioni FCZ2018:
Tangerine | domenica 2.12, ore 17