American Buffet

(Italia, 2020, 25′)

di Buly Pank

Salve mi chiamo Buly Pank, ‘AMERICA BUFFET’ è il mio primo disco,  l’ho composto di sera di nascosto a Marco Parente, però con il suo soprannome a 13 anni. 
Un disco pensando all’ America, questo grande Film in cui abbuffarsi, masticare bene ed infine risputare tutto in (lingua) finto-americano. In fondo loro ci hanno colonizzato l’inconscio,, allora perchè non giocarci su a ‘Cortocircuiti culturali’. 

Perché proprio l’America? 

Perché l’esempio più giovane di decadenza, dunque ancora di notevole fascino e ispirazione per un ragazzino come me. AMERICAN BUFFET è un disco da vedere! Oltre che ascoltare! Nasce così la definizione spontanea di ‘discometraggio’, una sorta di film al contrario, prima la colonna sonora poi la regia: quella di Fabio Rosseti, che non diversamente da Buly Pank ha lavorato (le immagini del Prelinger Archives) ab-joi, cioè in preda ad un raptus poetico incosciente; atto precluso agli adulti, adatto invece alla poesia fuorilegge, che non si preoccupa mai di sbagliare bensi di sbagliare sempre meglio.  

Marco Parente è un musicista con all’attivo 9 album da solista e una lunga serie di collaborazioni con artisti di primo livello della scena indipendente italiana (suona la batteria in Linea Gotica dei CSI e collabora con, fra gli altri, Manuel Agnelli, La Crus, Paolo Benvegnù, Cristina Donà). Artista poliedrico, si è occupato anche di teatro e di poesia (accompagnando nomi come Lawrence Ferlinghetti e Alejandro Jodorowski).